Carnevale di Andria

In questa pagina trovate tutte le informazioni sul Carnevale di Andria. Programma e date, fotogallery, videogallery, la storia del Carnevale di Andria, link utili e contatti.


Programma del Carnevale di Andria 2019

Informazioni sul Carnevale di Andria 2019

Ultimo aggiornamento: non disponibile

Regione: Veneto
Comune: Andria (BT)
Sito del comune: http://www.comune.andria.bt.it
Sito ufficiale: http://www.carnevaleandria.it
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Foto del Carnevale di Andria

Carnevale di Andria
Carnevale di Andria

Video del Carnevale di Andria

Storia del Carnevale di Andria

Dopo la Befana, i cittadini si preparavano a ricevere degnamente il Carnevale di Andria e il 17 del mese di Gennaio, festa di S. Antonio Abate, a San’Andunia Mascachara i Sunna ( a S. Antonio, maschere e suoni), come essi dicevano, appendevano per la strade dei pupazzi. Questi erano sospesi a funi legate ai balconi, a la gaiva, da un lato all’altro della strada ed erano fatti ad altezza d’uomo. Altre volte i pupazzi si mettevano sui balconi, seduti su una vecchia sedia, con la pipa in bocca, cappello in testa, in atteggiamento di chi spia l’arrivo di qualcuno. Essi costituivano l’attrattiva del momento e stavano a ricordare l’avvicinarsi del Carnevale.La gente si impegnava a fare il pupazzo il più possibile simile all’uomo solo per ricevere i complimenti dei passanti perchè non c’erano premi e competizioni. Oggi questa tradizione non è più ricordata nè tanto meno si organizzano giochi innocenti di questo genere; tutt’al più si trascorre qualche serata con gli amici. Ma quando, cento anni fa, si aspettava il Carnevale preparando i fantocci, c’era la partecipazione attiva di tutti, piccoli e grandi, che collaboravano per la riuscita del pupazzo e nello stesso tempo si divertivano. Per i festeggiamenti nel periodo di Carnevale tutto era semplice e sbrigativo. Bastava che una donna infilasse un paio di pantaloni del padre o del marito, mettesse un cappello na coppia, in testa e si tingesse il viso con un po’ di carbone perchè fosse pronta per girare nel paese e pavoneggiarsi nel suo nuovo abbigliamento che la faceva sentire diversa. Altre donne, invece, avvolgevano intorno al corpo una coperta na matatella tenuta stretta sulla testa e, così abbigliate, si divertivano mangiando o gettando confetti, i diavolini, ra cocchala, per le strade. È inutile dire che schiere di bambini seguivano sempre i gruppi mascherati, perchè speravano di raccogliere i confetti specialmente quando avvenivanora patrasceita, cioè i lanci, le gettate di confetti fatte alle amorose dai giovani a cavallo o sulle sciarrette, carrozzelle. Queste patrasceite di cui si è perduto il ricordo, sarebbe bello se si ripettessero, sia perchè si darebbe al Carnevale una ventata di aria fresca, allegra e simpatica, sia perchè potremmo far gustare a tutti i prodotti di una antica industria dolciaria del nostro paese, i confetti della casa Mucci. Le patrasceite avvenivano presso le case delle ragazze fidanzate non ufficialmente. Allora il giovane, si recava presso la casa della ragazza e la bersagliava di confetti mentre lei era sulla soglia di casa. La fanciulla si schermiva, ma aveva piacere di questa attenzione da parte del suo amoroso. Se invece il giovane era fidanzato ufficialmente, allora con i familiari si recava a casa della fidanzata, le faceva la patrasceite coprendo di confetti il pavimento della stanza e poi le portava in dono una bomboniera piena di confetti e un capo di vestiario. Ma, più del regalo, valeva la patrasceite ritenuta quasi obbligatoria per un fidanzato degno di rispetto. Lo scambio dei regali e la patrasceite inoltre, avvenivano sempre di domenica perchè il lunedì e il martedì erano dedicati alla festa. I nostri nonni, quindi, vivevano tre giorni di baldoria, di sano divertimento. La sera del martedì si piangeva la morte di Carnevale. Si formavano cortei di gente mascherata che seguiva un feretro fatto alla buona in cui era stato posto un fantoccio rappresentante il Carnevale. I gruppi si fermavano agli incroci delle strade, gridavano e facevano un grande baccano così che la gente usciva dalle case per assistere e prendere parte al dolore fittizio della sepoltura. Prima che il corteo si sciogliesse, infatti, si accendeva un grosso falò e si bruciava il Carnevale e poi, felici, rincasavano per andare a riposare dopo una giornata così ricca di emozioni. Tra balli e risate avevano sepolto il Carnevale e cantando gli avevano dato l’ultimo addio.

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